martedì 15 giugno 2010

L’EX MINISTRO GIUSEPPE FIORONI E I PARTITI-CHIESA ALL’ASSALTO DELLA MASSONERIA

Le preoccupazioni dell’onorevole Giuseppe Fioroni evidenziate nell’intervista del 3.06.2010 al giornale Il Tempo e dirette al segretario del Partito Democratico nonché, in generale, all’opinione pubblica, evidenziano uno stato di disorientamento, all’interno del quale il primo ad essere disorientato appare proprio l’onorevole Fioroni.

L’oggetto in questione è la Massoneria. Ogni riferimento a tale secolare istituzione dovrebbe presupporre una conoscenza, pressoché adeguata, della sua storia e dei documenti sui quali la “maledetta” fratellanza si è organizzata e continua, ancora oggi, a svolgere le sue attività in conformità ai suoi statuti. La lettura delle dichiarazioni di Fioroni, anche al di là dell’espressione del suo personale pensiero, animano nel lettore una certa preoccupazione e possono creare sgomento se si pensa che l’onorevole Fioroni è stato anche ministro dell’istruzione. Mi spiego meglio. Parlare a ruota libera della Massoneria e con i toni utilizzati dall’ex ministro Fioroni per farne un “pretesto” di partito, equivale ad avere una concezione del proprio partito come se si trattasse di una chiesa. Quando i partiti diventano una chiesa, la libertà e la democrazia, invocate da Fioroni, esistono solo se esse sono conformi alle definizioni dogmatiche del partito-chiesa o della chiesa-partito. L’appello dell’ex ministro Fioroni ricorda, in certi passaggi, l’enciclica di Leone XIII Inimica vis, dell’8 Dicembre 1892. Lì si può leggere in quali termini l’azione dalla chiesa cattolica - iniziata già con l'emanazione di due precedenti documenti del 1884 e del 1890 - si rivolgeva alla Massoneria: “strappammo dal viso della massoneria la maschera onde si velava agli occhi dei popoli, e la mostrammo nella cruda sua deformità, nella sua tenebrosa e funestissima azione”. Su analoga riga, Fioroni risponde alla domanda del giornalista, sostenendo di provare difficoltà a paragonare associazioni come l’Azione Cattolica e gli Scout con la Massoneria, aggiungendo poi: “Se il PD tollerasse l’appartenenza di suoi membri alla Massoneria, verrebbe messa in crisi la credibilità dello stesso PD in tante battaglie”. All’anatema di Fioroni si associa il responsorio di Di Pietro che, a sua volta ribadisce, altrettanto superficialmente: “In un paese democratico e libero i sistemi massonici non dovrebbero esistere, perché per definizione difendono la casta e settori specifici di interesse”. Tanto Fioroni quanto Di Pietro non solo non pongono un problema di caratura politica, ma dimostrano anche di avere una concezione deformata della Massoneria, probabilmente in ragione di una loro fondamentale ignoranza storica e di una incapacità a contestualizzare gli eventi. Tali limitazioni non permettono loro di trovare altre ragioni se non quelle della propaganda. Tanto per l’ex ministro dell’istruzione, quanto per l’ex magistrato ciò è molto grave. L’ex ministro dell’istruzione dovrebbe conoscere, tra le altre cose, il contributo apportato dalla pedagogia di stampo massonico (già a partire dal Pinocchio di Collodi) alla storia della scuola italiana; l’ex magistrato poi, non ha considerato con equilibrio il contenuto dell’articolo 18 della Costituzione e della relativa Legge attuativa n. 17. del 25/01/1982 (Legge Anselmi), soprattutto l’articolo 1.

Al di là di qualsiasi intenzione apologetica dei “figli della vedova” tentiamo di individuare le ragioni dei fraintendimenti e delle ignoranze che accomunano l’ex ministro dell’istruzione e il moralista “gran maestro” dell’Italia dei Valori. Da quanto essi sostengono e diffondono non si tratta di mera propaganda anti-massonica o filo-cattolica (a seconda dei punti di vista), ma di comprensibile disinformazione. Nessuno dei due dimostra, ad esempio, di aver mai letto (fermo restando che non sono obbligati a leggerle, qualora non volessero parlare di Massoneria!) le Costituzioni di James Anderson, del 1723 e che sono il documento fondamentale della Libera Muratoria. Qualsiasi Loggia o Obbedienza che non copra sotto questo nome bande di malfattori, imbroglioni, millantatori, truffatori (come ricorda il caso della ex P2) o con termine più aggiornato “cricca”, osserva e fa proprie queste Costituzioni che impongono, altresì, di osservare le leggi e le costituzioni del proprio paese. Per quanto riguarda, ad esempio, le difficoltà espresse da Fioroni, in ordine al paragone tra Azione Cattolica, Scout e Massoneria, le Costituzioni di Anderson stabiliscono chiaramente che: “chi intende rettamente l’arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso”. Inoltre i requisiti e le finalità dei Liberi Muratori sono, nello stesso testo, ben esplicitate: “essere uomini buoni e sinceri o uomini di onore ed onestà, quali che siano le denominazioni o le persuasioni che li possano distinguere, per cui la Muratoria diviene il centro di Unione e il mezzo per conciliare sincera amicizia fra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti”.

E il segreto? I segreti? Anche qui bisogna conoscere prima di censurare. La Massoneria non è mai stata un’associazione segreta (soprattutto durante l’Illuminismo, quando ha toccato affermazione e splendore massimi), ma una società che ha custodito e custodisce segreti (non segreti di Stato o segreti confessionali). Quali sono allora i segreti della Massoneria? Sono quelli relativi a un percorso di formazione e di illuminazione interiore, che non mettono in pericolo né la democrazia né la libertà o gli apparati dello Stato. Sono segreti iniziatici, decodificazioni di simboli, di linguaggi e di patrimoni di conoscenze che hanno accompagnato il cammino dell’umanità e dei popoli verso traguardi di progresso e di libertà. Il segreto della Massoneria è la ricerca della “parola perduta”, dell’ edificazione del tempio dell’umanità, in una società dove il male si può contrastare, ma non eliminare. Migliorare se stessi e contribuire con la propria intelligenza al progresso umano: ecco in cosa consiste il lavoro del massone. E per quello che riguarda l’organizzazione delle Logge, verso le quali è stata espressa una così viva e ingiustificata preoccupazione, troviamo, ancora una volta, specificato nelle Costituzioni di Anderson che i segreti di queste e l’obbligo di osservarli cui è soggetto il massone, riguardano solo le norme delle logge stesse e i regolamenti generali (una possibile analogia con il segreto d’ufficio o professionale che non minano né alla democrazia né alla libertà). Ovviamente, tanto l’ex ministro dell’istruzione quanto il paladino dell’eticità italiana hanno dimenticato o probabilmente ancora ignorano che in Inghilterra, paese democratico per antonomasia, come anche in America e in molti altri paesi liberi e democratici del mondo, la politica non ha mai posto e non pone problemi alla Massoneria né la Massoneria è mai stata un problema politico. La regina d’Inghilterra annualmente si reca in visita ufficiale alla “Gran Loggia Madre del Mondo”. In tutte le Logge regolari le discussioni di politica e di religione rimangono fuori dalla porta del Tempio. George Washington e Benjamin Franklin sono stati notabili massoni, come anche Federico II di Prussia, Wolfgang A. Mozart, Wolfgang Goethe e Johann G. Fichte. Più vicini ai nostri tempi massoni erano anche Winston Churchill e Franklin Delano Roosevelt. La lista si potrebbe allungare in modo considerevole e richiederebbe pertanto più tempo da dedicare allo studio dell’istituzione e dei suoi affiliati, rispetto a quello utilizzato per esternazioni sconsiderate. In ultima analisi, anche l’Italia ha una sua storia massonica da vantare, che si intreccia dignitosamente con la sua storia politica, penso a Giuseppe Mazzini, a Francesco Crispi, a Giuseppe Zanardelli e non per ultimo a Giovanni Amendola. Da Carlo Francovich a Aldo Mola e Fulvio Conti, la parabola della storia della Massoneria italiana non ha segreti né reticenze e non allude né si identifica con la formazione di “cricche”, come quelle ipotizzate. Le “preoccupazioni” sollevate da Fioroni e riecheggiate da Di Pietro non trovano riscontro in serie prospettive di ricerca o in tentativi di risoluzione di emergenze più vaste. La richiesta avanzata dall’ex ministro e da altri sostenuta può sembrare una forma di epurazione per colpevoli di gravi reati o per potenziali attentatori della democrazia e della libertà nel nostro Paese. Se la direzione del PD dovesse veramente intervenire su tale questione, esprimendo divieti e sanzioni, assumerebbe l’ufficio di una chiesa e di una inquisizione. Sicuramente le colpe e gli scandali delle chiese o dei partiti che vogliono diventare chiese o che alle chiese prestano il loro braccio, in questo tempo di neo-oscurantismo morale e culturale, sono realtà molto più concrete e tangibili. Diversa e assai più efficace invece potrebbe essere una proposta che mira all’individuazione delle massonerie irregolari o deviate o delle “cricche” che si autoproclamano logge massoniche, e dalle quali mettere in guardia gli esponenti del partito, espellendo chi ne faccia parte. Per non perdere e non far perdere ulteriore tempo, consiglierei ai due fustigatori delle morali di partito la visione del film di Totò (Antonio De Curtis) “Siamo uomini o caporali?”. Ma Totò era massone e perciò anche questo potrebbe ingenerare in loro qualche sospetto o essere, ancora, di difficile comprensione, visto che quando Fioroni e Di Pietro hanno parlato di massoni non si sono riferiti ad una società composta di uomini, ma di caporali, riproducendo la divisione fatta nel film dal massone De Curtis.

M.C.